Skip to content


Deriva 07: Novoli-Castello

PERCORSO

10.30am

Esplora gire.
La strada scorre facile sotto le ruote della bici; è domenica mattina, le auto hanno lasciato dormire i loro padroni, rilassandosi lungo le strade di Firenze, che appare a miei occhi assonnati, solare e silenziosa. L’appuntamento è per le 11.00 alla Stazione di Santa Maria Novella, la discesa di Via Statuto collabora a ridurre le distanze, mentre cerco di ricordarmi l’ultima volta che ho usato una bicicletta. L’obbiettivo è di attraversare un bel pezzo di città su ruote e pedali, cercando di cogliere in questo movimento, il movimento più grande di un contesto in trasformazione, di una città che muta lenta, su binari saldati da soldi e potere.
A santa Maria Novella, qualcosa è cambiato. La stazione si vede. Hanno tolto la pensilina dei bus. La piazza respira e sembra meno malsana. I pedoni della stazione attraversano sempre con il rosso. Davanti al Mac Donald, un tipo chiede gli spicci per comprare un biglietto di un treno che non ha intenzione di prendere. Il re del panino americano si trasforma anno dopo anno. Ha cambiato tutti i colori, il rosso e il giallo sono troppo vistosi, troppo americani. Hanno optato per un marrone cioccolata e oro, che fa un po’ caffetteria Europa-oriented. Hanno aperto anche un’altra sezione che si chiama Mc Caffè. Il Mostro muta seguendo le leggi evolutive di Darwin, si adatta al contesto, si rende conforme. Cerco un posto dove ancorare le bicicletta, poi do un occhio in giro per vedere di scovare qualche elemento della crew e trovare un bar dove fare una sonora colazione.

Esplora Lamaca
Il centro storico di domenica mattina di fine settembre è invaso dal popolo viola. No, non quello di facebook, ma quello delle magliette -appunto viola- sponsorizzate da Salvatore Ferragamo e La Perla per una marcia di beneficienza. Più che una marcia, l’iniziativa si presenta fisicamente come un’invasione di cavallette che riempie le vie del centro. Firenze centro storico l’accoglie, come accoglie le solite orde di turisti, offrendogli lo scenario architettonico, che viene quotidianamente consumato come parco storico-turistico. Una volta usciti dal flusso viola, si raggiunge la Stazione centrale che sembra respirare a nuova vita senza la pensilina che aveva oberato per anni il fianco dell’edificio di Michelucci &co. su via Alamanni e la coscienza di Toraldo di Francia che l’aveva malaugartamente progettata. Qui oltre a prendere i treni, taxi, bus e la nuova tramvia, si possono noleggiare le bici per fare un giro ecologico e a basso costo di Firenze. Da anni, su iniziativa dell’ass. Città ciclabile, la cooperativa sociale Ulisse (che si occupa principalmente dell’inserimento e dell’integrazione lavorativa di persone in condizioni di svantaggio, con particolare attenzione all’area del disagio psichico con un accordo tra la Firenze Parcheggi e il Comune,), gestisce il noleggio  di piazza Stazione.(cooperativa ulisse e progetto millebici). Noi approfittiano delle sole 2 euro giornaliere per I residenti, per avere delle fantastiche bici blu con tanto di cestino per partire alla “deriva”.

11.30am

Esplora gire.
Sono intento a divorare un panino con la bresaola, talmente asciutta che ha rischiato di soffocarmi; Manuela si spara il rituale cappuccino, dopo un corpo a corpo con il vecchietto che noleggiava le biciclette. C’è anche Lorenzo, Laura (Lamaca) e il Pancione. Fuori dal bar, appoggiato al corrimano, Anoush fuma paziente, afflosciato sulla sua bianchi verde pisello. Mentre districhiamo i mezzi, arriva anche Jacopo, chiaramente in ritardo e fieramente consapevole di esserlo. Verifichiamo il nostro armamentario per la documentazione. Abbiamo tre macchine fotografiche, una telecamera e un taccuino di cuoio. Ci spostiamo rapidi davanti alla fortezza, per veder se qualcun altro avesse raccolto l’invito ad unirsi a noi. Ad aspettarci c’è solo l’orribile monumento in Piazza “Bambini di Beslan”. Sembra una scenografia per un teatro delle marionette assemblata da bambini focomelici, in scala 1 a mille. Ci fumiamo un’altra sigaretta di rinforzo, mentre aspettiamo che Laura e Lorenzo ci raggiungano.

Esplora Lamaca
Siamo pochi esploratori urbani della domenica mattina -ma tutti ben convinti della deriva- a trovarci sotto il monumento della piazza Bambini/e di Beslan. Il monumento che sovrasta la piazza visibile sia per chi l’attraversa in superficie sia per chi viaggia in auto nel sottopassaggio non ha niente a che vedere con la strage nè con il principio di arredo urbano perchè non arreda niente anzi disturba sia la vista che il passaggio.  Il monumento appare sia di giorno che di notte come un funesto e isolato presepio teatrale fuori stagione e fuori luogo. Formalmente è un gruppo scultoreo in terracotta e marmo di Mario Ceroli intitolata “Silenzio: ascoltate!” ( ci si potrebbe chiedere che cosa e soprattutto chi e perchè?), donato dalla Provincia di Firenze nell’ambito delle iniziative del “Genio Fiorentino” dell’anno 2007. Si tratta di una specie di cavea teatrale, dove si trovano collocate le sagome di “geni fiorentini” da Dante, Giotto, Ghiberti, Brunelleschi, fino a  Roberto Benigni. Vi rendete conto?Andate e vedete… e se ci riuscite ascoltate!

Esplora Low
A me mi ricorda quei poster che ormai si trovano in tutte le pizzerie napoletane del globo con una parodia dell’ultima cena in cui sono rappresentati come commensali i miti della napoletanità: Massimo Troisi, Eduardo, Peppino, Nino Taranto, Pino Daniele, Tullio De Piscopo, Massimo Ranieri…

12.00am

Esplora Gire
Ci spostiamo lungo il viale che costeggia la fortezza, pedalate lente, il gruppetto si allunga e si accorcia, assecondando istanze e tempi diversi, come un anellide indeciso. Le crew non nascono mai funzionanti, hanno bisogno di tempo ed esperienze condivise per diventare sincrone. Ci fermiamo davanti all’ex area fiat, ancora chiusa dai cantieri; le pareti di cemento sono rivestite a festa con pubblicità a rapido consumo, messaggi ammiccanti pensati per gli automobilisti. Nessun altro ha un motivo valido per guardare in quella direzione, visto che ormai da anni un muro di 5 metri chiude l’orizzonte. Mandiamo in avanscoperta Lorenzo, armato dei suoi due metri di altezza e di macchina fotografica. Lo osservo dall’altra parte del viale mentre cerca di infilare l’obbiettivo della canon fra le lastre di cemento, per rubare qualche immagine al cantiere. Se ne torna dopo dieci minuti sconsolato. La macchina fotografica fa le bizze e non ha nessuna intenzione di smettere, neanche fra le braccia della legittima proprietaria, che si incazza come una tigre e la appende sconsolata al collo.

esplora Low
Il cantiere del nuovo hotel, originariamente firmato da Jean Nouvel, è apparentemente fermo. Intanto hanno scavato il buco delle fondamenta ma non sembra che siano andati avanti coi lavori. Intanto, non ho più avuto notizie del progetto. Dopo che l’architetto francese ha ritirato la firma dal progetto sembra che i tentativi per fargli cambiare idea non siano andati a buon fine. E allora? Che succede ora? Proseguiamo lungo il viale Redi, tutto un cantiere per i lavori di sistemazione dell’invaso del Mugnone. Lavori che sembrano essere prelminari alla realizzazione dell’attraversamento e della nuova stazione dell’alta velocità. Ancora una impresa piuttosto discussa e discutibile.

esplora gire

Procediamo lenti lungo Viale Redi. Troviamo un cantiere accessibile e ci fermiamo a scattare due fotografie. Non riesco a riconoscere l’edificio che vedo dall’altra parte del cantiere. Siamo abituati a guardare le cose sempre dallo stesso lato, e quando ti trovi a guardarlo da prospettiva insolita, non lo riconosci, è cosa nuova. Hanno finalmente tolto le pareti di cemento che chiudevano la visuale sul torrente, nascondendone gli argini. Noto con piacere che hanno fatto una ciclabile, ma che ancora non l’hanno aperta. Attraversiamo il ponte e andiamo dritti verso via Circondaria.

12.50am.

esplora gire
Mentre ci muoviamo, ci teniamo d’occhio. Incontriamo pochi passanti, la mamme si preparano al pranzo domenicale, i padri attendono stravaccati in poltrona, in attesa che i figli si riprendano dalle sbronze del sabato sera. Arriviamo agli’ex-macelli, luogo incandescente dal punto di vista della trasformazione urbana. Qui infatti dovrebbe sorgere la nuova stazione della TAV; cerchiamo varchi visivi che ci permettano di sbirciare dentro il cantiere, che ancora si presenta come una sterminata landa di terra smossa e mezzi gialli parcheggiati al sole. Le mura di cinta e i cancelli sono l’unico elemento originale del vecchio edificio. Ci giriamo intorno in ordine sparso, scattando qualche foto, molte finestre della zona hanno ancora le serrande abbassate, restie a concedere al giorno, l’ingresso nelle intimità da loro nascoste. Sui muri, accanto ai campanelli multietnici, ricorre un volantino che convoca un’assemblea cittadina contro il progetto dell’alta velocità. Il passaggio dei treni super-veloci è uno dei motori immobili della trasformazione dell’area urbana, interessando la città in molti punti, con un impatto molto forte sui territori e sui cittadini.

esplora Low
Ci muoviamo verso L’ex Panificio Militare. Qui non sembra sia successo nulla, tutto appare fermo come da anni a questa parte. meno tranquillo sembra essere il comitato Ex-panificio Militare che da anni appare uno dei più attivi a Firenze.

1.15pm

esplora gire
Mentre attraversiamo via del ponte di Mezzo per buttarci verso Novoli, notiamo che il Cinema Manzoni ha chiuso i battenti, uno dei tanti cinema storici costretti ad abbassare la testa di fronte al dominio dei Multisala, cresciuti come funghi ai margini della città. Questi prefabbricati abnormi, ospitano ogni sera migliaia di utenti, facendoli pascolare liberamente dentro sterminati territori commerciali, attratti dal luccichio delle nuove tecnologie per l’intrattenimento di massa. Quello che perdiamo sono dei pezzi di storia urbana e la possibilità di scendere sotto casa, semplicemente per vedere un film, senza la necessità di prendere la macchina e fare 10km dopo un giorno di lavoro e sbattimenti. Quando ancora non conoscevo la città, l’immensa insegna blu del Manzoni, appollaiata di sguincio ai bordi di un incrocio, è stata uno dei miei primi punti di riferimento per muovermi a Firenze. Per i nuovi arrivati sarà diverso. La truppa comincia a borbottare dalla fame, ma decidiamo di fare un ultima tappa prima del pranzo. Il nuovo parco di Novoli. Per la gioia del sottoscritto e del proprietario della bici, il freno di dietro mi abbandona.

esplora gire
1.30pm – subito dopo il ponte di mezzo si apre un sentierino lungo il canale, che punta dritto su via di Novoli. Tutto intorno gli argini sono verdi, i palazzi fanno capolino da dietro gli alberi. Pedaliamo a rilento lungo questo pezzetto di natura in mezzo ad uno dei quartieri più cementificati della città. Seguiamo una lingua di terra battuta, passando accanto ad un uliveto recintato, fino ad arrivare sulla rotonda del Block-buster, un’altra specie commerciale in via d’estinzione. La strada è chiusa da una rete, che qualcuno prima di noi aveva allentato per creare un varco. Il buco è stretto e ci passa a malapena Anoush con la sua bici super leggera. Tutti gli altri sono costretti a passarsi le bici a braccia al di là dalla rete. Laura e il pancione se la cavano egregiamente anche in questa prestazione atletica, dimostrando ampiamente che la tendenza a considerare la gravidanza come un handicap o una malattia non è altro che una superfetazione isterica della nostra fobica società. Attraversiamo la rotonda e dinnanzi a noi sorge uno dei palazzi più brutti della storia. L’hanno tirato su accanto ai nuovi edifici dell’Università, e nessuno di noi sa a quale funzione sarà destinato. E’ il preludio perfetto per quello che ci aspetta pochi metri dopo.

esplora Low
L’edificio in questione è disegnato dall’architetto Aimaro Isola, considerato un nome nell’architettura italiana contemporanea, soprattutto in binomio con Roberto Gabetti, legato soprattutto alla stagione del neo-liberty italiano negli anni cinquanta. Si tratta del multiplex del nuovo complesso di Novoli, uno di quei complessi mezzo cinema e mezzo centro commerciale di cui sopra. Il cantiere è rimasto per anni sotto sequestro, per ragioni piuttosto confuse. Adesso sembra sia stato sbloccato, ma i lavori non procedono e comunque sembra che la destinazione d’uso debba cambiare. Certo che brutto è brutto… mi chiedo se è il prodotto di un architetto che ha avuto un suo momento felice poi andato in malora, se si tratto di un incidente di percorso, o lui è imbalsamato in un armadio e ormai altra gente progetta in uno studio che porta il suo nome.

esplora gire
1.45pm – Io e Anoush come due bambini stupidi partiamo in fuga verso il parco, lasciando gli altri un po’ più indietro. Costeggiamo la grande cancellata blu che cinge il parco, che già da qui sembra un posto alieno alla vita. Una volta entrati facciamo qualche giretto sulle bici divertendoci a passare sui ponticelli in legno che dovrebbero fare “nature” invece sembrano finti più del cemento. Sotto i suddetti, un accozzaglia assurda di materiali minerali dava forma a una specie di pozza. Subito sopra di noi, un’ampia scalinata faceva da intro alla maestà del nuovo palazzo di giustizia, che sorgeva fiero, all’orizzonte. La sensazione emanata dallo spazio era imbarazzante. Sembrava un rendering fatto male. Le panchine vuote erano le uniche spettatrici di questa imbarazzante buffonata. Mentre mi guardo intorno stupefatto, vedo Manuela che spinge la sua bici. Catena saltata, pausa manutenzione.

esplora Low
Beh, è la prima volta che lo vedo finito, l’edificio più grande costruito a Firenze dai tempi del Duomo. Un progetto datato già al suo nascere, opera fuori misura di un architetto declinante che ha fatto di molto meglio. Un cantiere che si è trascinato per decenni, prima come un fantasma urbanistico, poi come una concrezione in divenire che ha accompagnato l’arrivo a Firenze nord di milioni di automobilisti. Eccolo li. Più ancora che la sua forma, detesto il concetto, che tuttavia la forma  bene interpreta: la cittadella legale fortificata, un universo concentrazionario che ammassa insieme tutto l’apparato burocratico giudiziario della città, un inno all’autoreferenzialità, come d’altra parte gli analoghi processi che riguardano l’università, lo sport, etc. Un altro pezzo della composita  attività del centro che evapora, un’altro “polo” che si ritaglia il suo spazio specialistico. Bah…

esplora gire
2.00pm – Non c’è verso di rimettere la catena; un maledetto carter blindato ne impedisce l’accesso. Dopo aver piegato le chiavi di tutti, Anoush getta la spugna e ci organizziamo in qualche modo ad attraversare il parco a passo d’uomo. Subito dopo la scalinata un viottolo lastricato ci conduce su un ponticello che passa sopra ad una grande fontana. Sulle pietre qualche scritta a pennarello. La maggior parte banali come l’adolescenza. Di là dal ponte c’è un “area cani” sponsorizzata da una ditta che produce crocchette. Un educatore cinofilo si annoiava aspettando qualche vecchietta con il ciwawa da rieducare, chiacchierando sommessamente da dentro il suo gabbiotto con un passante altrettanto annoiato.

esplora Low
Procedendo di bruttezza in bruttezza, il nuovo parco di San Donato è veramente sconcertante. Ci si chiede come sia possibile dopo trent’anni di polemiche e sotto i riflettori di tutta una città – è stato scomodato pure Leon Krier per farci  il sermone sul new urbanism – si possa realizzare il più imponente progetto di redevelopment urbano di Firenze con una qualità progettuale così scadente. A proposito di Krier, trovo divertente la sua dichiarazione nella intervista che ho linkato: «Il polo universitario. La mia idea era che gli edifici fossero dispersi nel quartiere, mescolati a quelli residenziali, di modo che l´università fosse parte integrante della nuova città e gli studenti non fossero più una specie di “concentrazione tossica” Ci misi un sacco a convincere l´allora rettore Paolo Blasi, ma alla fine capì che ciò che avevo in mente era un vero campus sul modello statunitense, solo che al posto degli alberi ci sarebbero state le case, e ne fu entusiasta. Poi è cambiato tutto, semplicemente perché un polo unico, così come è adesso, era più facile da realizzare». In pratica, voleva rifare ex Novo(li) quello che a Firenze c’era già in centro, e che sanno facendo di tutto per smantellare: una città universitaria. Ora lui si adombra, e disconosce il risultato, ma intanto ancora una volta, come nel precedente caso di Jean Nouvel, i grandi nomi internazionali vengono usati solo come specchietti per allodole, come agenti promozionali per aprire la strada a grandi processi di trasformazione che poi seguono le loro immutabili logiche di speculazione fottendosene dei bei principi dei (pagatissimi) saggi di turno.

esplora gire
Jacopo ha fame. Ogni due minuti mi minaccia di morte se non lo porto a mangiare. Vado con Anoush in avanscoperta per trovare un posticino per un pasto veloce. Di domenica non è facile trovare qualcosa di aperto nei paraggi. Dopo un po’ di giri, troviamo una pizzeria ristorante poche centinaia di metri sopra il parco. Mentre vado a chiamare gli altri, per annunciargli la lieta novella, Anoush e Manu si mettono a combattere un altro round con la bicicletta scatenata. Come insegna la storia e Kubrick, fu la capacità di servirsi di strumenti che fece fare il balzo evolutivo all’uomo. Grazie a un coltello trovato per terra, il nostro meccanico forza l’ostinato guscio protettivo e rimette in funzione il mezzo. Incateniamo le bici e andiamo a sgranare.

2.20pm – Il ristorante è arredato in stile cinese moderno ed è vuoto. Ci sediamo ad un tavolo, con la pizza in testa, poi scopriamo che la pizza la fanno solo la sera. Ci mangiamo allora un buon primo e una bella birra fresca. Arrivati al caffè ci raggiunge Silvia, anche lei rimasta vittima del noleggiatore di biciclette e dopo la pausa cicchino, ci rimettiamo in marcia verso viale 11 agosto.

esplora Low
Via Carlo del Prete scorre parallela al Viale Guidoni, è una via strana dove il quartiere residenziale del dopoguerra  si stempera progressivamente nella periferia, chiusa tra il retro dei mercati generali, Firenze Nova, e la ferrovia. Passiamo davanti a lotti di terra recintati e apparentemente abbandonati, un paio di immigrati frugano in mezzo all’erba alta, mi chiedo se fanno l’insalata di campo o chissà che altro cercano. In questo panorama, tutto asume un aria vagamente losca.   Una demolizione di auto , con le file di pezzi di macchine molto ordinate, mi ricorda che qquesto dovrebbe essere il posto dove una volta c’era  uno sfasciacarrozzse molto noto a Firenze, di nome “Tarzan”. Il suddetto Tarzan  mi ovviene poi essere anche il batterista dei (quasi) noti “Dennis and the Jets”, formazione di roccarolla casareccia alla fiorentina che ha avuto qualche picco di notorietà all’inizio degli anni novanta….

esplora gire
3.30pm – Facciamo tutta via… seguendo la ciclabile. Costeggiamo un lungo quartiere residenziale, intervallato ogni tanto da dei campi incolti, oppure convertiti in orti urbani dalla popolazione. Troviamo un’anziana signora intenta a strappare le erbacce intorno alle zucchine, subito dietro la recinzione che divide l’orto dalla strada. Silvia attacca bottone meglio di un navigato p.r. La signora ci sta dentro alla grande, specialmente quando vede che ha addosso macchine fotografiche e telecamere. Si deve essere sentita una star. Noi visti da fuori sembravamo scemi. Tutti concentrati a fotografare e filmare una rete verde. La signora si perde un po’ nelle sue storie, poi comincia a farci domande a raffica su cosa facevamo e dove andavamo. Alla fine sembrava una nonna che parla coi nipoti. Riprendiamo la strada e passiamo accanto ad un’area giochi. Io resto fuori perché non mi ispira, manu e Lorenzo vanno a fare un giretto dentro. Mi perdo in chiacchiere con Silvia e Laura, il cielo sta assumendo un aspetto minaccioso. Nell’aria c’è odore di pioggia e butta addosso un po’ di stanchezza e giramento di palle. Proseguiamo lungo la strada, passiamo accanto ad un 6×3 incorniciato dalle toppe di colore che il comune stende per coprire le scritte sui muri della città. Sul cartellone si promuove l’iniziativi dei 100 luoghi proposta da Renzi per promuovere la partecipazione diretta dei cittadini ai processi di trasformazione urbana. Poco più avanti una vecchia tipografia aveva fatto rimuovere l’insegna. Sul vetro una scritta in pre-spaziato annunciava “stampa digitale”; la scritta tipografia, ormai superata rimaneva come un’ombra sul muro, muto testimone del passaggio dei tempi.

esplora gire
4.00p.m. – Causa probabile pioggia, decidiamo di saltare la tappa al Palagio degli Spini e tiriamo dritti verso il viale XI agosto e il cantiere della scuola per marescialli. Passiamo davanti all’area dove dimorano i giostrai delle Cascine. La strada è ingombra di tir. Fra un camion e l’atro si intravedono le case-roulotte e qualche giostrina dismessa. Poco più avanti ci imbattiamo in una festa pomeridiana. C’èra un complessino che suonava, con tanto di ragazze immagine e tutta una serie di soggetti sparsi, tra famigliole e ragazzi che pascolavano li intorno, chiacchierando fra se. La scena era abbastanza surreale, la comunità sembrava peruviana ma non ne sono sicuro. Ci siamo fermati a guardare per un bel po’, poi abbiamo proseguito.

esplora gire
4.20p.m. – Passati nel piccolo sottopasso ci siamo ritrovati all’imbocco di Viale XI agosto, dove abbiamo notato altri orti, praticamente dentro la rotonda di uno svincolo autostradale. Sai che pomodori vengono su. Appena imbocchiamo il Viale si staglia davanti a noi l’immensa valanga di cemento della nuova accademia. Nel cantiere tutto tace ma non perché è domenica. I lavori sono fermi da diverso tempo perché tutta l’area è sotto indagine della magistratura. Indagine che è andata a scomodare pezzi grossi della politica locale e nazionale. Davanti a noi si apre l’immensa piana che confina con l’aeroporto, il luogo di massima espansione e speculazione della città. Qui ci dovrebbe sorgere la tanto discussa cittadella Viola, ci si dovrebbe espandere l’Amerigo Vespucci e si vorrebbe costruire edilizia residenziale di massa. Per adesso ci sono solo gli immensi pali di cemento dell’accademia dell’esercito, la massiccia struttura in cemento armato che ne definisce gli spazi. Già ora è orrenda e se un giorno mai la finiranno sarà ancora più brutta. Passiamo davanti al campo Rom, che sembra svuotato dall’interno. Ci sono molte meno personee anche molti mezzi e baracche sono scomparse. Probabilmente hanno fiutato il pericolo, oppure sono stati costretti a togliere le tende.

Passiamo Velocemente il raccordo che ci immette dentro via Reginaldo Giuliani. La salita fa diverse vittime, Laura e il Pancione cominciano a dare segni di cedimento.

esplora Low
Il Viale 11 Agosto è in realtà un raccordo autostradale. Pensare che la gente dell’Olmatello ha vissuto e cresciuto i suoi figli per decenni ammassati dietro un muro di cemento affacciato su uno stradone a scorimento veloce, incastrati tra un distributore di metano, l’aeroporto, rimesse di camion… ti da l’idea letterale del concetto di marginalizzazione. Continuando a percorrere il viale in bicicletta ci troviamo progressivamente incanalati in uno svincolo scendiamo in un sottoattraversamento, risaliamo con le macchine che ci sfrecciano a fianco senza corsia ciclabile nè di sicurezza. Sbuchiamo all’incrocio con la via Sestese, dove converge un altro pezzo di raccordo sopraelevato abbandonato, morto, cinto di guard rail. La vegetazione se lo sta riprendendo, gli alberi hanno spaccato l’asfalto… un quadro ballardiano alla fine di Firenze.

esplora gire
4.30p.m – Sono molto vicino a casa. Decido di abbandonare la truppa e virare verso una tazza di tè e una pausa divano. Il resto del crew imbocca in direzione Piazza Dalmazia, puntando sul Meccanotessile, io passo fra le strade deserte del mio quartiere, poi affronto la salita familaire che mi riporta a casa.

ore – Via Sestese

ore – Via Reginaldo Giuliani

ore – Meccanotessile

Posted in deriva psicogeografica.

Tagged with , , , , , , , .