Skip to content


DERIVA 01

DERIVA 01

Un intensissimo ed inspiegabile puzzo di cipolle marce che impestava il luogo del nostro appuntamento.
Lui è lento ed io se arrivo tardi stò male.
I bar… grande cosa. A firenze ce ne sono milioni. Sono come le pietre numerate ai cigli delle statali:uno ogni venti metri. mi piace prenderci il caffè e fare colazione. Ormai ho imparato a riconoscerli e a suddividerli in categorie. questo era il classico bar anni novanta, con l’arredo in finta redica e il bancone luccicante.
Quando leviamo le tende sono le 11 e siamo circa otto persone. La nostra retta passa lievemente all’interno dell’area universitaria e poi fila dritta lungo viale guidoni.
Ci aspettano diversi cantieri. Quella che stiamo per attraversare è una ‘zona calda’ della nuova città. Un tot di gente si infila nel polo e ne perdiamo subito le tracce.
Possibile che fanno tutto con questo stile ‘campo-di-concentramento-con-fioriere’?
… Invece se vogliamo vedere cosa c’è al secondo piano, occorre una tessera magnetica, oppure ci si deve fare autorizzare in portineria.
Lo indicano il numero di cartelli di di divieto.
Se chiediamo a qualche studente cosa c’è di sopra, nessuno ci sa rispondere…
Uno spazio completamente vuoto, bianco, silenzioso, molto diverso di quello ch si vedeva prima della porta. Solo telecamere, ulteriori divieti, riconoscitori di tessere magnetiche e porte chiuse.
Proseguendo sul viale Guidoni, siamo giunti all’imbocco del cantiere. ho provato a filmare, ma immediatamente dl casotto prefabbricato è uscita una guardia che mi ha detto che era proibito.
… nella zona di Novoli abitavano i lavoratori delle industrie pesanti come FIAT, Carapelli, Pignone,… Ancora si vedono i binari che portavano le merci dalla stazione alla sede Carapelli. Ora molte di queste fabbriche sono chiuse , ed il lavoro pesante si fa altrove.
Ognuno di noi ha una cartina con la riga segnata sopra; ci mettiamo ad osservarla con aria dubbiosa. Fra il Polo Universitario ed il Palazzo di Giustizia c’è un enorme buco. Qualcuno mi dice che ci dovrà sorgere un parco. Sono sicuro che verrà gelido e inabitabile almeno il doppio di quanto lo è sul rendering.
Un tizio, un vigilantes, mi vede e corre verso di me con la mano alzata. Io lo saluto e continuo a scattare. ‘FERMO!!! Non si può scattare foto qui.’ Una volta vicino mi chiede chi simo e cosa vogliamo. Gli dò un fiorino e me ne vado.
… Uno di essi ritraeva l’inquietante faccione di Massimo Boldi in una delle sue smorfie da Drive-In… Il ritorno degli anni ’80… cazzo ci hanno trovato!
Superiamo il cantiere ed entriamo in una zona più residenziale. Qui ancora non sono stati riqualificati. Ci sono tutta una serie di palazzi anni ’60 con i vari negozietti sotto.
A questa altezza Viale Guidoni cambia direzione incurvandosi verso nord. La linea salta al di là della strada e noi facciamo lo stesso. Rischiamo anche la morte, sbucando come dei viet-cong dai cespugli del vialone.
Approdiamo nel comodo parcheggio-piazzale del mercato generale. E’ mattina presto per me, lì è già successo tutto, ci sono solo i resti, tonnellate di cibo smerciate per tutta la città e chissà dove, migliaia di braccia che le  caricano, le spostano, le ammassano.
ps. incrociamo un vecchino che passeggia con il cane: sono piuttosto uguali, e hanno l’aria piuttosto indiffrente, chissà, forse lui da casa sua vede sempre queste scene dall’alto.
Poi concludo che non c’è un contesto di riferimento.
Ma sullo sfondo della mia inquadratura si muove qualcosa. Guardo, è una giovane guardiana della banca, sguardo fiero ma dolce, una di quelle fiorentine belle ma un pò mascoline e soprattutto tese, che ha notato il mio obiettivo nella sua direzione e mi sta dicendo: ‘ Oh! Io no, è!.’ Provo a scherzarla con l’obiettivo della macchina ma è già scomparsa: devono averglielo insegnato al corso da guardia. Peccato. Ci muoviamo oltre.
Viale Guidoni è veramente lungo.
Dopo il mercato ci infiliamo in una stradina che costeggia degli edifici molto vecchi, a prima vista abbandonati. Dietro di essi, a giudicare dalla cartina, ci dovrebbe essere un campo di calcio, solcato dalla nostra linea immaginaria. cerchiamo un varco per accedere al campo, ma niente. Privato. Il cancello in fondo alla stradina è chiuso.
siamo ancora su Viale Guidoni, la nostra linea passa decisamente più all’esterno. Infiliamo nella prima traversa disponibile, un lungo stradone che corre parallelo alla ferrovia.
Cazzo questo è un camper. Altro che i furgoni dei travellers ch si trovano ai party!
Un gruppetto di persone ci viene vicino e ci chiede chi siamo.
Anche normale. Noi gli spieghiamo che stiamo cercando un modo per superare la ferrovia e una di essi ci indica un sottopasso, alcune centinaia di metri più avanti.
Dalla parte della strada i marciapiedi sono costeggiati da un’interminabile fila di camion parcheggiati. Dall’altra parte almeno una decina di batterie abbandonate. mmm… Questi giostrai devono essere di Greenpeace.
Davanti ad ogni sottopasso che si rispetti c’è un bar. C’è sempre un bar.
Ancora c’è un bel po’ di strada.
Sotto i piedi il rumore dell’asfalto.
Grazie a dio Annibale-Lowrenz demorde e decidiamo di costeggiare il raccordo.
Lasciamo il deserto e le sue tentazioni al povero cristo e continuiamo la perlustrazione camminando tra il campo e il guard-rail. Inciampo nei vari buchi e colonnini disseminati, una miriade di volte, al che decido che è meglio guardare in terra che intorno. Istinto di sopravvivenza.
Mi volto a guardarmi indietro. Il resto dela krew cammina distratta e si guarda intorno. Chissà che cazzo pensa la gente che passa in macchina quando ci vede: ma questi che cazzo fanno?
zigzaghiamo tra i pilastri tozidei cavalcavia che mi sembrano compore un monumentale “grafico a barre.”
Ci dicono che siamo in un parcheggo scambiatore per i turisti con annesso edificio per conferenze ecc., progettatie costruiti per lo scorso Giubileo ed oggi utilizzati pochissime volte l’anno.
il parcheggio è occupato solo le notti in cui è frequentata la vicina discoteca.
Altrimenti funge da improbabile zona d’intensità pubblica per chi vuole fare una passeggiata, non avendo da queste parti un posto migliore di questo piazzale.
Telecamere e sbarre d’acceso vigilano sugli oziosi passeggiatori.
Si respira odore misto di lavoro nero e arte dell’arrangiarsi.
Infine, tra tanta estraneità disorientante, si gira un angolo e s sentono musiche familiari, colori stucchevoli.
Ogni cosa al suo posto, mercatone dei mercatoni per le coppie moderne e i single di fatto: grazie Ikea!
Si continua a sentire però, quell’odore pungente di sfruttamento del lavoro e arte dell’arrangiarsi.

Posted in deriva psicogeografica.

Tagged with , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , .